Dopo il grande successo della mostra su Raffaello, le Scuderie del Quirinale sono tornate con un progetto di alto profilo internazionale contribuendo alle celebrazioni di un altro rilevante anniversario della cultura: la mostra Inferno, a cura di Jean Clair, in occasione dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri.
Un’esposizione potente, ambiziosa e spettacolare, capace di condurre il visitatore in territori inattesi attraverso la forza delle immagini e la profondità delle idee.
Prima grande esposizione dedicata a questo tema, Inferno ha raccontato la presenza nell’iconografia e nel pensiero del concetto di inferno e dannazione dal Medioevo ai nostri giorni.
Accompagnati dalla parola dantesca, i visitatori hanno attraversato i luoghi terrifici e le visioni laceranti dell’Inferno così come sono stati rappresentati dagli artisti di tutte le epoche: dalle schematiche scene medievali alle sublimi invenzioni rinascimentali e barocche, dalle tormentate visioni romantiche fino alle spietate interpretazioni psicoanalitiche del Novecento. Il viaggio nell’Inferno ci ha portati sempre più nel profondo fino alle varie traslitterazioni dell’esperienza dell’Inferno in terra: la follia, l’alienazione, la guerra, lo sterminio. Oltrepassato il culmine del Male, la mostra ha trovato la sua conclusione con l’evocazione dell’idea di salvezza, affidata da Dante all’ultimo verso della Cantica: e quindi uscimmo a riveder le stelle.
Il percorso espositivo era sviluppato attraverso più di duecento opere d’arte concesse in prestito da oltre ottanta tra grandi musei, raccolte pubbliche e prestigiose collezioni private provenienti, oltre che dall’Italia e dal Vaticano, da Francia, Regno Unito, Germania, Spagna, Portogallo, Belgio, Svizzera, Lussemburgo, Bulgaria.
Tra i capolavori, opere di Beato Angelico, Botticelli, Bosch, Bruegel, Goya, Manet, Delacroix, Rodin, Cezanne, von Stuck, Balla, Dix, Taslitzky, Richter, Kiefer.
con Caterina Volpi, Alberto Bianco e Martin Morales
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Il papato Ludovisi, estremamente breve, lasciò tuttavia un segno duraturo. Dopo la prima fase della Controriforma, è proprio papa Gregorio XV ad aprirne una seconda, intensa e di grande innovazione.
con Caterina Volpi e Claudia Caramanna
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Nel 1618, probabilmente per la seconda volta, Guercino si reca a Venezia; l’incontro con la grande pittura veneziana produce su di lui una grande impressione. A questo incontro, tra Guercino e la pittura veneta, si devono le grandi masse colorate che stupiscono i molti davanti ad alcune sue opere, tra le quali anche quelle del periodo romano.
con Raffaella Morselli e Daniele Benati
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Guercino, nella sua formazione e produzione artistica, ha il privilegio di trovarsi nella nativa Cento, tra Bologna e Ferrara, crocevia dell’attività dei Carracci di Bologna ma anche dello Scarsellino e di Bononi, entrambi ferraresi.